Per rappresentare la Basilicata nella rubrica “L’Italia nel piatto” di Aprile ho scelto di fare la ricetta della rafanata perché è uno dei piatti tipici della tradizione culinaria lucana che mi incuriosiva preparare poiché non ho mai assaggiato prima d’ora. Questa ricetta è ottima anche per chi segue un’alimentazione priva di glutine.
Il tema di Aprile si concentra sulla preparazione di una frittata con un ingrediente tipico regionale. Ed io ho scelto, come già ho detto, la rafanata anche se non è esattamente una frittata nel senso tradizionale del termine.
La rafanata è un piatto che presenta alcune somiglianze con una frittata, di quest’ultima ha solo la forma. Non viene cotta in padella ma in forno. In passato la cottura avveniva in pentole di terracotta e sui carboni ardenti del camino.
Spesso ha una consistenza più densa e compatta rispetto ad una frittata tradizionale ma questo aspetto dipende anche da chi la prepara e da come varia le quantità degli ingredienti.
La rafanata rappresenta l’autenticità e la ricchezza della tradizione culinaria contadina di questa regione, celebrando ingredienti locali come il rafano, il pecorino e le uova.
Anche se il rafano è coltivato pure nel territorio del Vulture, che include la mia città natale, non è tradizionalmente utilizzato nella cucina locale venosina, quindi io prima d’ora non l’ho mai mangiata.
Pertanto preparare la rafanata per la prima volta in questa occasione è stata per me un’esperienza nuova ed ero ansiosa di assaporare il risultato finale per scoprire quale fosse il suo gusto.
Cos’è il rafano
Il rafano è una radice caratterizzata da un gusto pungente e aromatico simile a quello della senape.
Originaria dell’Europa centro-occidentale, questa radice, una volta grattugiata, sprigiona un aroma intenso che conferisce vivacità ai piatti in cui è utilizzata.
La sua polpa è di colore bianco,mentre la buccia è scura e grinzosa.
Il rafano lucano, noto anche come “tartufo del povero”, è un’eccellenza riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Basilicata.
Coltivato nelle zone di Lagonegro, della Val d”Agri e del Vulture è stato utilizzato dalle comunità dei contadini in cucina per arricchire il sapoe di alcuni piatti ma anche come rimedio naturale.
Ricetta della rafanata lucana
Come per ogni ricetta anche per la rafanata esistono diverse versioni. Tutte di base sono preparate con uova, rafano e pecorino, ma possono essere arricchite con patate, mollica di pane raffermo o con pezzetto di salsiccia secca.
Per quanto riguarda il rafano, se non riesci a trovarlo e sei curioso di provare questa ricetta, potresti provare ad sostituire la radice di rafano fresco con una crema al rafano che si trova più facilmente in commercio. Oppure potresti utilizzare la crema wasabi che in Europa è a base di rafano.
Ingredienti per 2 persone
- 250g di patate
- 3 uova medie
- 60 g di pecorino
- 10 g di rafano grattugiato
- Sale e pepe q. b.
- Olio extravergine d’oliva
Come si fa la rafanata lucana
- Per preparare la rafanata inizia grattugiando il rafano dopo averlo pelato.
- Lessa le patate e schiacciale ancora calde.
- In una ciotola sbatti le uova con il formaggio e un pizzico di sale, quindi aggiungi il rafano che hai precedentemente grattugiato, le patate schiacciate e gli altri ingredienti a piacere tipo la salsiccia secca a pezzettini piccoli.
- Mescola bene il tutto, ungi una teglia con olio o con strutto come nella versione originale e versa il composto.
- Informa a 180 °C per circa 30 minuti o finché apparirà dorata in superficie.
Aspetto, profumo, gusto e consistenza della rafanata lucana
Una superficie dorata e croccante cela un cuore morbido ed invitante.
Il profumo che emana è un mix irresistibile di aromi terrosi e leggermente pungenti, grazie al rafano fresco grattugiato.
Il gusto della Rafanata è una sinfonia di sapori autentici e ricchi: il pecorino dona una nota salata e avvolgente, le uova donano cremosità, le patate apportano dolcezza e consistenza, mentre il rafano regala una piccantezza vibrante e persistente.
Curiosità sulla rafanata lucana
Lo sapevi che questo piatto era preparato durante il periodo di Carnevale? In passato veniva cotta con una tecnica chiamata “fuoco sopra e fuoco sotto”. Questo metodo prevedeva l’uso delle braci posizionate sia sotto la padella che sopra posta sul coperchio, creando, così, una sorta di forno.
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5 comments
Che cosa interessante questa rafanata! Non ne avevo mai sentito parlare, dall’esterno sembra la classica frittata di patate ma con un twist particolare come la descrivi tu: Il profumo che emana è un mix irresistibile di aromi terrosi e leggermente pungenti.
Tempo il rafano, ma mi piacerebbe provarla.
Sicuramente molto piccantina, almeno così io considero il rafano che assaggio spesso in Alto Adige, non sapevo che fosse anche una vostra coltivazione, sono sicura che la sua aggiunta caratterizzi parecchio questa frittata! l’assaggerei volentieri!
Cuiao Lucia, non sono una grande amica del rafano, ma la tua frittata mi stuzzica comunque!
Non ho mai assaggiato il rafano e questa frittata mi intriga parecchio 😉
Non ho mai provato il rafano in cucina! Potrei cominciare con questa bella frittata