Sono sempre alla ricerca di ricette di pasta fresca senza uova, e mi sono resa conto che qui in Toscana ci sono proprio i pici. Sono simili agli spaghetti, un po’ come i troccoli che facciamo in Basilicata e Puglia. Rispetto ai troccoli, i pici hanno una forma più arrotondata. Si preparano con farina 0, acqua e un po’ di sale, solo negli ultimi anni sono state aggiunte la le uova.
Io chiaramente ve li propongo senza uova in base alla ricetta originale, ma se vi piacciono più callosi potete tranquillamente sostituire la farina 0 con una farina di semola rimacinata come ho fatto io.
Sono semplici da preparare, e come vi dicevo è una pasta tipica della tradizione culinaria toscana, una ricetta povere della cucina contadina. Potete condire i pici fatti a mano come più vi piace, le preparazioni più classiche sono sicuramente quella in bianco, pici cacio e pepe e quella al pomodoro, più precisamente pici all’aglione. Ora vi spiego come prepararli in casa.
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Pici ricetta fatti in casa
Ingredienti per due persone
- 200 g di di semola rimacinata in alternativa farina di grano tenero 0
- 100 g di acqua tiepida ( ridurre leggermente la quantità di acqua con la farina 0)
- Un pizzico di sale
- un cucchiaio di olio ( questa è una mia variante, dona maggiore elasticità all’impasto)
Ecco come fare i pici toscani
Fare i pici è facile ci vuole solo un po’ di pazienza.
Setacciate la farina su un piano di lavoro, con una mano formate la classica fontana e aggiungete l’acqua tiepida, l’olio e il sale.
Impastate finché avrete ottenuto un impasto liscio ed omogeneo. Coprite l’impasto per fare i pici con la pellicola trasparente e lasciate riposare per circa 30 minuti.
Trascorso il tempo di riposo, tagliate dei piccoli pezzetti di pasta.
Ricavatene dei piccoli cilindri e lavorateli con i palmi delle mani facendoli rotolare sul vostro piano di lavoro.
Formate tanti spaghetti, allungateli rendendoli sottili cercando di ottenere uno spessore uniforme. Io tendo a stenderli due volte a distanza di qualche minuto. Li taglio di 15 centimetri di lunghezza l’uno, dopo un po’ li riprendo e li ristendo per farli diventare più sottili.
Mano mano che procedete mettete da parte i pici pronti spolverandoli di farina per non farli appiccicare fra loro. Quando saranno pronti potete cuocerli in acqua salata e conditeli a vostro piacimento.
Diciamo che li ho lavorati come se fossero degli umbricelli rendendoli più tondeggianti. Per i pici si stende la pasta con il mattarello in una sfoglia sottile, si ritagliano dei nastri, si rotolano sul piano di lavoro sotto il palmo delle mani per ottenere degli spaghetti grossolani.
Le origini
In base alle ricostruzioni storiche i pici risalgono all’epoca etrusca, nati nelle zone di confine tra Toscana, Umbria e Lazio.
In base alle zone questi spaghetti hanno acquisito nomi diversi: a Montalcino, per esempio, i pici sono preparati con una farina più grossolana e si chiamano pinci. In provincia di Arezzo, invece, i pici diventano bringoli.[1] Mentre quelli senesi conservano il classico nome. Nella provincia di Viterbo diventano i lombrichelli. In Umbria sono conosciuti come strengozzi o strangozzi.
Ciò che cambia da una regione all’altra, quindi è solo il nome che viene dato alla pasta e naturalmente il condimento.
Ed ora non vi resta che mettere le mani in pasta e provarli, conditeli come più vi piacciono anche con condimenti semplici, con un pomodoro al basilico oppure con un classico ragù di carne , o con un saporito sugo ai peperoni.
Articolo e Foto della ricetta: Copyright © 2020 Quella lucina nella cucina. Tutti i diritti riservati.
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